Un AIUTO CONCRETO e DELICATO dalle ESSENZE FLOREALI

Oggi parlare del nostro benessere senza considerare anche la situazione della pandemia che ha sconvolto le vite di tutti…diventa anacronistico. Siamo prossimi all’estate e questo normalmente ci porta ad un desiderio di gioia, divertimento, vacanze, viaggi e probabilmente questo desiderio è accentuato dalle riaperture dei locali senza coprifuoco e dalla possibilità di spostarsi molto più liberamente, dopo mesi di segregazione e varie difficoltà.
E fino a qui tutto bene…ben vengano i desideri e le sensazioni di rinascita tipiche della primavera, ma la domanda è: in che condizioni mi trovo? Riesco a mettere in pratica questi desideri e a godermeli?
Come ho accennato nel primo post, stiamo attraversando un periodo complicato sotto tanti punti di vista, non ultimo la gestione del nostro livello di stress.
Durante questo anno e mezzo dall’inizio della pandemia, la frase che ho sentito più di frequente è stata “non ne posso più!”. È indubbio che in questi lunghi mesi trascorsi con mille difficoltà ci siamo sentiti tutti, chi più chi meno, prossimi ad un livello di saturazione della nostra capacità di sopportazione e di gestione dello stress.
La nostra emotività o stato psicologico che dir si voglia, è sollecitata costantemente dalle cosiddette programmazioni (di cui ci occuperemo prossimamente) e dagli stimoli che riceviamo dall’esterno.
Tali sollecitazioni aumentano in determinati periodi della vita e oggi si sono sovrapposte all’evento pandemico che ci ha travolti.
La vita non si svolge mai come una linea retta, incontriamo sempre imprevisti e novità, piacevoli o spiacevoli che siano. E queste ci procurano un sentire emotivo che può essere caratterizzato da soddisfazioni, delusioni, frustrazioni, gioie, dolori, rabbia, paure, fiducia, entusiasmo, malinconia, ecc…
Tutte queste reazioni emotive sono indotte dalle programmazioni e provocate dagli stimoli esterni, quindi avvengono proprio perché viviamo in un’interazione costante e profonda col mondo che ci circonda.
Infatti il nostro stato di benessere emotivo/psicologico è determinato dal livello di equilibrio che riusciamo a mantenere tra queste due forze, noi stessi e il mondo circostante.
Ed è perfettamente normale che se il mondo è stato stravolto, lo sono stati anche tutti i Sé che lo compongono. Per cui ognuno di noi si è trovato a dover gestire la propria vita in modo improvvisamente nuovo e per di più in un contesto drammatico. E se già durante il prima-pandemia, per molti era difficile gestire lo stress determinato dallo stile di vita preteso dalla nostra società…che non si può certo definire pro-umano…nel durante-pandemia, in molti casi, tale difficoltà si è esponenzialmente accentuata. Prendiamo ora in considerazione uno degli aspetti che ci caratterizzano come esseri umani e che caratterizza proprio quell’inscindibilità tra un io e il mondo…tra un sé e l’altro.
Non dimentichiamoci mai che siamo animali sociali e questo richiede che la nostra vita sia nutrita anche dal rapporto vero e vicino con gli altri e tale necessità insita nell’uomo è oggi ampiamente frustrata.
Dover tenere sempre una distanza, coprirsi il volto, rinunciare a compiere quei gesti di naturale spontaneità, come lo stringersi la mano o darsi un abbraccio, mortificano l’incontro.
Per amor di chiarezza tengo a precisare che nelle mie parole non vi è una critica alle normative che nella realtà in cui ci troviamo sono state e sono necessarie, ma credo che sia molto importante occuparsi anche delle conseguenze che inevitabilmente derivano da tale stravolgimento.
In tutto questo abbiamo avuto la possibilità di prendere atto che una socialità-virtuale non può essere una valida sostituta del rapporto tra umani. Come fa acutamente notare Umberto Galimberti, l’uso degli strumenti tecnologici non è una scelta, semplicemente ci sono stati imposti dal mercato e a noi non resta che adeguarci. Questo presupposto non intende un desiderio di tornare indietro, cosa peraltro improbabile, ma a mio avviso è importante osservare la realtà in cui ci troviamo sempre per quel non esserne sopraffatti.
Allo stato delle cose è importante tenerci stretti l’occasione che abbiamo avuto in questi mesi di prendere atto che i social e in generale le comunicazioni virtuali, non possono sostituire un rapporto tra umani che richiede di essere vero e vicino…proprio per non essere mortificato. È ormai inevitabile usare anche questi mezzi per comunicare…è evidente che lo sto facendo anch’io proprio mentre sto scrivendo questa riflessione ed è altrettanto evidente che si sono rivelati molto utili nel darci la possibilità di comunicare anche nei mesi di isolamento. Pertanto l’aspetto che voglio sottolineare è proprio la questione della sostituzione….possiamo utilizzare entrambi i modi di comunicare, ma non possiamo pensare o peggio credere che il virtuale possa sostituire il rapporto reale tra esseri umani.
Quindi resta insoluta la questione della frustrazione e mortificazione dell’incontro a cui siamo sottoposti da un tempo ormai troppo lungo.
Il punto è che la frustrazione crea ansia, rabbia, tristezza, invidia, insicurezza, paura e senso di solitudine.
Una solitudine che in pochi sanno gestire, dal momento che già dal prima-pandemia era vivo il problema del cosiddetto analfabetismo emotivo. Che in poche parole è quel non saper stare con se stessi, come quel non saper dare un nome ai propri sentimenti-emotivi.
Quindi cosa possiamo fare? A quali risorse possiamo attingere per gestire al meglio anche questa situazione, evitando di esserne sopraffatti?
Ci sono fondamentalmente due possibilità di reazione, o si decide passivamente di restare in attesa che finisca perseverando nel non occuparci di noi stessi, oppure possiamo porci una semplice domanda “in che stato voglio arrivare al momento in cui finirà?”. E ci auguro di rispondere con risposte di rinascita come possono essere…“al Meglio!!!…”con più Coraggio!!!”…”con più Amore e Gratitudine!!!”…”con più Gioia nel cuore!!!”…”con più Forza e Determinazione!!!”…ecc…
Per intraprendere la via del benessere emotivo e somatico, gli approcci con cui farsi accompagnare non mancano, per fare qualche esempio…il Tai Chi-Chi kung, lo Yoga, la Meditazione guidata, percorsi di crescita personale, ecc…
E la mia proposta naturopatica è senz’altro l’aiuto delle ESSENZE FLOREALI che grazie al loro lavoro sulle energie sottili ci aiutano concretamente, ma sempre nel rispetto dell’unicità di ognuno, a ristabilire un’equilibrio emotivo, aiutandoci ad imparare, tra le altre, ad affrontare il cambiamento in modo costruttivo. Sta proprio qui il grande dono delle Essenze Floreali, aiutarci a portare gli stati emotivi-disfunzionali e quindi distruttivi, in stati emotivi-costruttivi.

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