TRISTEZZA e DEPRESSIONE

Come per molti altri termini, anche la parola “depressione” è spesso abusata, utilizzandola in maniera generica è spesso impropria.
Infatti lo stato emozionale di cui spesso si parla rientra nella TRISTEZZA e non nella DEPRESSIONE che è uno stato cronicizzato e pertanto maggiormente invalidante.

Come per tutti gli stati emozionali che proviamo, anche per quanto riguarda la Tristezza, non andrebbe vissuta e vista come un’infestazione da reprimere a tutti i costi.
Intanto perché reprimere significa “Bloccare, frenare un moto istintivo o affettivo”1 e non superare, rielaborare, passare ad altro stato accresciuti, come sarebbe auspicabile.
Ed inoltre, come ogni altro sentire emozionale, anche la Tristezza ci serve.

Infatti nella maggior parte dei casi la tristezza emerge come conseguenza di un fatto accaduto, ad esempio un lutto, una separazione, un licenziamento o un progetto andato male, una cattiva notizia, ecc…
Ma non solo, la Tristezza può sopraggiungere anche per fattori ormonali, come ad esempio in alcuni giorni del ciclo mestruale o ancora nei cambi di stagione, soprattutto in autunno.

Quindi se è in risposta a questi eventi o situazioni che proviamo Tristezza, di conseguenza abbiamo bisogno di accoglierla per poter andare oltre.
Necessitiamo di viverla, perché ci porta a rientrare a ritirarci in noi stessi, per riuscire a rielaborare il fatto accaduto o la situazione del momento.
Ritirare lo sguardo ed il sentire verso se stessi e la propria intimità, in alcune circostanze è necessario per evitare meccanismi di rimozione che oltre ad essere inutili, sono anche dannosi.
Bloccare, reprimere, rimuovere significa trattenere quello stato, larvandolo a livello inconscio, oscurandolo solo alla nostra parte cosciente.
Questo comporta che non curandoci di questo stato, lasciamo che lavori e retroagisca quasi autonomamente, portandoci a conflitti emozionali.
Questi conflitti si traducono con ansia, rabbia, paura, senso di colpa, frustrazione e conseguentemente il nostro agire e la nostra capacità decisionale sono guidati da quel rimosso inconscio, per cui agiamo in modo improprio rispetto alle nostre reali necessità e quindi al nostro benessere.
Mantenendoci così in situazioni che ci fanno soffrire.

Ed è per questo motivo che è importante accogliere il nostro sentire emotivo, per riuscire a metabolizzarlo per poi proseguire accresciuti.
Questo ci permette di evitare di trattenerci nel sopportare sulle spalle dolori, paure, rancori, sensi di colpa che non sono utili al nostro benessere.
Quindi è importante concederci di vivere anche la tristezza.
A riguardo riporto le parole scritte da Ricardo Orozco sul libro “Fiori di Bach, 38 descrizioni dinamiche”:
“Rappresenta un momento di raccoglimento interiore che serve per riprendersi da perdite dolorose, un momento insomma che, se ben utilizzato, segna un prima e un dopo, uno spazio da cui si può uscire enormemente rafforzati.”

Altra cosa è invece la Depressione che può essere una vera e propria patologia.
Ovviamente anche una Tristezza prolungata per un tempo troppo lungo, può trasformarsi in depressione.
Come abbiamo già visto, anche sul post dello STRESS, quando uno stato fisiologico o psicologico si protrae a lungo, si cronicizza e questa cronicizzazione può portare all’insorgere di patologie.

CARATTERISTICHE della DEPRESSIONE
Per le neuroscienze, nella persona che soffre di stati depressivi, avviene un’alterazione nell’area prefrontale, in cui presiede l’elaborazione del processo decisionale.
In oltre l’area prefrontale è collegata al l’Amigdala che è coinvolta nella rievocazione di ricordi emozionali, il che porta ad un conseguente rimuginare.

Questa breve spiegazione è sufficiente a spiegare come in stati depressivi, vengano meno o quantomeno siano compromesse, la capacità di decidere, anche nelle scelte più banali della quotidianità.

Contemporaneamente viene a mancare la volontà di fare le cose, fino nei casi più invalidanti, a non riuscire più ad andare al lavoro, a prendersi cura della casa, fino a rinunciare di prendersi cura di sé.
È importante considerare che il prendersi cura di sé e del luogo in cui si vive è fondamentale anche per la salute emotiva.

L’ambiente interno e l’ambiente esterno interagiscono costantemente e si alimentano reciprocamente.

Pertanto se il luogo in cui trascorro il mio tempo è pulito e in ordine, la mia mente e lo stato emotivo, saranno più “puliti e in ordine” e viceversa.
Sarà capitato a tutti di trovarsi in un momento più o meno breve della vita in cui ci si è sentiti poco lucidi, con una gran confusione in testa, in cui non si riesce a decidere sul da farsi, con un assillo di pensieri come se la testa non si fermasse mai ed è probabile che il disordine mentale si rifletta anche negli spazi in cui viviamo, anche perché si resta più distratti, svogliati e inconcludenti.
In queste occasioni, quando riusciamo a guardarci un attimo attorno e ci diciamo: “è arrivato il momento di fare un po’ di ordine” e ci attiviamo per riordinare e pulire la o le stanze in cui viviamo, è come se contemporaneamente, riordinassimo anche la nostra mente e finito il lavoro ci sentiamo già meglio.
In uno stato depressivo, viene meno la capacità di dire: “è arrivato il momento di fare un po’ di ordine” e soprattutto viene a mancare la capacità di agire, attivandosi per passare all’azione.
Ho preso in considerazione l’esempio sulla complicità dell’ordine/disordine tra la nostra mente e il luogo dove viviamo, perché può essere di aiuto a tutti, ma in uno stato depressivo, la mancanza di forze per passare all’azione riguardano più aspetti, quando non tutti, della quotidianità.

Lo stato emotivo, a questo punto, è come bloccato in una sorta di nube grigia che ovatta la mente, il sentire emozionale e la percezione del mondo circostante.
Si assopiscono le capacità di concentrazione e di memoria, i pensieri si rabbuiano diventando cupi, negativi quando non catastrofici.
Trovandosi così a sentire una tristezza profonda che affligge costantemente, fino a non riuscire più a provare piacere per nessun aspetto della vita.
Tutto questo porta ad isolarsi e a non fare nulla, si è come paralizzati e assopiti.
Naturalmente ciò comporta uno stato di ansia e angoscia che convive in una forma quasi contraddittoria con lo stato di apatia e abulia.
Così si possono alternare periodi di insonnia a ipersonnia, come anche periodi di anoressia, con rifiuto di cibo a iperfagia, con un importante aumento della sensazione della fame.
Inoltre si è sopraffatti da un eccesso di senso di colpa e di inadeguatezza che minano drammaticamente la percezione di se stessi.

Come abbiamo visto, sia per quanto riguarda la TRISTEZZA che la DEPRESSIONE, possono avere cause riscontrabili in eventi o situazioni che innescano lo stato emozionale, ma per alcune persone può anche essere parte della personalità.
In alcuni casi è come se la tristezza fosse una sorta di sottofondo che accompagna ogni altro stato emozionale e ogni situazione.
È come se la vita, in qualche modo e misura, fosse sempre foriera di malinconia e la Felicità possa essere soltanto un’illusione, un sogno ingannevole, una vana speranza a cui neanche si può aspirare.
Ovviamente in questi casi è più facile cadere in stati depressivi veri e propri.

Concludendo, è importante ricordarci che possiamo affrontare qualunque disequilibrio, fisico o psico-emozionale che sia, in modo costruttivo oppure subirlo passivamente, quando non auto-distruttivamente.

Affrontare costruttivamente un disequilibrio, significa attivarsi per riuscire a superarlo, rielaborando le cause che hanno creato tale squilibrio.
Considerando che nei casi di Depressione patologica, possano anche essere necessari gli psicofarmaci, al fine di permettere alla persona di rientrare entro una soglia minima di tolleranza emozionale. Questo permetterà di riuscire ad intraprendere un percorso per risollevarsi ed avviarsi ad uno stato di benessere.
Da un punto di vista Naturopatico, si può supportare la persona alla rielaborazione degli stati emozionali disfunzionali, anche con l’aiuto straordinario dei Fiori di Bach e di altri Repertori.
I Fiori lavorano sulle vie energetiche del nostro corpo e della nostra psiche, aiutando a vivere e a superare questi momenti dolorosi, permettendo proprio quel passaggio spiegato da R. Orozco sopracitato che dice:
“Rappresenta un momento di raccoglimento interiore che serve per riprendersi da perdite dolorose, un momento insomma che, se ben utilizzato, segna un prima e un dopo, uno spazio da cui si può uscire enormemente rafforzati.”

 

1: dal dizionario del Corriere della Sera, https://dizionari.corriere.it/dizionario_italiano/R/reprimere.shtml.

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